Areas of immaterial sensitivity/ 2020

riss(e) space, Varese.

Installation of plastic rubbish bags sewn together. A deckchair, a pile of books and a slide viewer showing a video on a cel phone. Photo by Luisa Turuani and Camilla Umbaca.

Lake Varese has a particular history for two opposing reasons: its “wealth”, by virtue of the important lake dwelling settlement dating back to the Neolithic era, and its “poverty” due to a significant state of decay resulting from the chronic pollution. The exhibition is built on two registers, one installation and one participatory. The concave vault of the riss(e) space is contrasted by a convex structure, a sort of  temporary and contemporary weightless architecture that acts as a shelter-protection and at the same time modifies the acoustics of the place. Observed from below, sitting on the deck chair, one has the sensation of observing the “belly” of the lake, which, concentrated in the central area of ​​the space, allows a passage only around its perimeter, causing an impression of suffocation and an almost circular semantic alienation, a tour around the lake. At the same time, the video document of an action that gives meaning to the installation and gives the title to the entire operation, borrowed from the work of Yves Klein of 1959-62, Zones de sensibilité picturale immatérielle, is re-proposed. Umbaca asked local residents to empty a sachet of bicarbonate into the water, expressing a wish, in exchange for a drawing by the artist. Participation is thus understood as an act of artistic creation, oriented to make an unusual gesture, to get in touch with the sensitivity-desire, to imagine reality beyond representation.

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Quello di Varese è un lago con una storia particolare per due motivi contrapposti: la sua “ricchezza”, in virtù dell’importante insediamento palafitticolo risalente al neolitico, e la sua “povertà” dovuta ad un significativo stato di degrado conseguente alla cronicizzazione dell’inquinamento.
La mostra è costruita su due registri, uno installativo ed uno partecipativo.
Alla volta concava dello spazio di riss(e) si contrappone una struttura convessa, leggera come una sorta di architettura temporanea e contemporanea che agisce da riparo-protezione e al tempo stesso modifica l’acustica del luogo. Osservata dal basso, seduti sulla sedia a sdraio, si ha la sensazione di osservare la “pancia” del lago, che, concentrata nella zona centrale dello spazio, ne lascia percorrere il solo perimetro provocando un’impressione di soffocamento e uno straniamento semantico circolare quasi fosse un giro intorno al lago. Nel contempo è riproposto il documento video di un’azione che dà senso alla “pancia” del lago e attribuisce il titolo all’intera operazione, mutuato dall’opera di Yves Klein del 1959-62, Zones de sensibilité picturale immatérielle. Umbaca ha chiesto a diversi residenti di vuotare una bustina di bicarbonato nelle acque, esprimendo un desiderio, in cambio di un disegno dell’artista. La partecipazione è così intesa come atto di creazione artistica, orientata a far compiere un gesto inusuale, entrare in contatto con la sensibilità-desiderio, per immaginare la realtà oltre la rappresentazione.